Lockdown in Europa, restrizioni e chiusure

AUSTRIA Venerdì 30 ottobre l’Austria ha toccato un nuovo record: 5.627 nuovi contagi, picco massimo dei contagi dall’inizio della pandemia e vicini ai 6 mila giornalieri a cui il governo ha definito la soglia di capacità massima degli ospedali. Il Cancelliere Kurz ha quindi annunciato un nuovo lockdown: coprifuoco per bar e ristoranti, tra le 20 e le 6; a scuole aperte, e negozi anche, con limitazioni sul numero di clienti che possono entrare secondo la superficie del negozio. Chiusi gli impianti di sci, a cui potranno accedere solo gli atleti di altissimo livello per i propri allenamenti. I viaggiatori da una lunga lista di Paesi (in cui non c’è l’Italia) devono presentare un tampone negativo per entrare in Austria.

BELGIO Il primo ministro Alexander de Croo ha annunciato «mesures de dernière chance», misure estreme, per far fronte a una situazione «che non vede miglioramenti». Dunque «da 4 a 6 settimane» di lockdown. La «bolla» di 4 cari che ogni nucleo famigliare era autorizzato a ricevere si riduce a una sola persona; per il resto è vietato fare o ricevere visite a casa. Fuori casa, mascherine e assembramenti di massimo 4 persone. Coprifuoco da mezzanotte alle 5, e dalle 22 alle 6 a Bruxelles e in Vallonia. Smartworking obbligatorio. Ristoranti e bar: solo asporto e consegna, fino alle 22 (e fino alle 20 se l’ordine comprende bevande alcoliche). Aperti gli alberghi e le mense ma con rigide misure di distanziamento. Mascherina: obbligatoria fuori casa sempre, salvo che per bere o mangiare. Scuole e asili: ogni regione ha il suo regolamento. Manifestazioni e grandi eventi (fino a 400 persone) si possono tenere, ma con il protocollo Cerm (Covid event risk model) stabilito dal governo centrale

BULGARIA Sospesi grandi eventi, manifestazioni sportive, sagre e spettacoli. Bar e ristoranti hanno un coprifuoco dalle 23.30, ma solo a Sofia. Battesimi e matrimoni permessi, ma massimo 50 invitati. Mascherine: obbligatorie all’aperto solo in luoghi affollati. La Bulgaria è tra i Paesi in cui è sconsigliato viaggiare da molti altri Stati Ue, che richiedono un tampone ai viaggiatori che provengono di lì.

CROAZIA Mentre il Paese cerca di moltiplicare i posti letto ospedalieri, adibendo anche padiglioni fieristici, nuove restrizioni sono in vigore da circa una settimana, e riguardano soprattutto eventi e raduni, che avranno tetti massimi di partecipanti e anche un orario massimo, non oltre le 22. Niente alcol in vendita dopo la mezzanotte; mascherine obbligatorie – specifica la norma – anche nei cimiteri.

DANIMARCA Era stato il primo Paese europeo a riaprire le scuole, ad aprile, e a settembre avevano fatto notizia le classi in cappotto e sciarpa all’aperto, a fare didattica distanziata tra gli alberi. L’equilibrio è mantenuto da una serie di restrizioni in vigore sin dall’inizio dell’autunno, che però sono molto lontane dal lockdown totale. Tra queste: bandita la vendita di alcolici fino alle 22, raduni massimo di 10 persone, mascherine obbligatorie in tutti i luoghi pubblici al chiuso. Ristoranti, bar e club chiudono alle 22 ma solo a Copenhagen. Restrizioni all’ingresso alle frontiere da vari Paesi. La presidente Mette Friedriksen ha già annunciato che «i danesi faranno a meno quest’anno della tradizione dei julefrokost», party natalizi che iniziano già ben prima dell’arrivo dell’inverno; «ciò non significa che non troveremo modi di buonsenso di farci gli auguri tra amici e colleghi».

FINLANDIA Il governo ha annunciato una serie di lockdown regionali, mai coordinati a livello nazionale; al momento comprendono 5 regioni. I più colpiti sono ristoranti, bar e club, con un coprifuoco alle 23, alle 22 per la vendita di alcolici. Nel resto del Paese la chiusura può essere fino all’1.

FRANCIA Il 29 ottobre, con un discorso televisivo, Emmanuel Macron ha comunicato ai francesi che — «dopo aver fatto tutto quello che era possibile, le misure prese non bastano più». «Tutti quelli che potranno rimanere a casa, dovranno farlo», ha annunciato Macron, invitando allo smart working. «Ma — ha spiegato — resteranno aperte uffici pubblici, aziende agricole, alcune fabbriche perché l’economia non può affondare». E le scuole «resteranno aperte, mentre le attività universitarie subiranno delle restrizioni». Si può uscire solo per andare al lavoro o fare la spesa, con l’autocertificazione. Bar e ristoranti e negozi non essenziali saranno chiusi. Durante il nuovo lockdown, infine, le frontiere dello spazio Schengen restano aperte.

GERMANIA Annunciate da Angela Merkel dopo una lunga conferenza con i leader dei 16 Stati federali, le misure di quello che la stampa ha già ribattezzato un «lockdown light» entrano in vigore dal 2 novembre e dureranno almeno un mese. «Sarà», ha detto la cancelliera, «un duro inverno». In sintesi: scuole e asili aperti, «per l’importanza suprema che ha l’educazione» e dopo avere presentato uno studio congiunto dei ministeri di Istruzione e Sanità in cui si mostra che gli studenti non sono «super untori». Per il resto, lacrime e sangue. Dovranno nuovamente chiudere ristoranti (solo asporto), bar, cinema, teatri, sale da concerto, saloni di bellezza, palestre, piscine e bordelli. Gli alberghi non potranno più ospitare turisti ma soltanto persone in viaggio per lavoro o affari; il governo sconsiglia fortemente ogni spostamento non urgente o necessario. Contatti privati limitati a 10 persone, appartenenti al massimo a due famiglie. Sospeso lo sport amatoriale; quello professionale continua a porte chiuse, a cominciare dalla Bundesliga, dove finora erano ammesse fino a 1000 persone. Annunciati ammortizzatori per 10 miliardi a beneficio dei settori produttivi colpiti.

GRECIA Premettendo che «Questo è il discorso che non avrei voluto mai fare», il premier Kiriakos Mitsotakis ha annunciato sabato pomeriggio un «lockdown parziale»: tutto chiuso ad Atene, a cominciare dai ristoranti, ma non in altre regioni. Coprifuoco da mezzanotte alle 5; chiusi anche alberghi, musei, cinema, palestre. Negozi e scuole possono rimanere aperti, ma nei livelli di istruzione superiori è obbligatoria la didattica a distanza. «Al contrario di quello della primavera, questo lockdown non congelerà del tutto le vostre vite quotidiane». Mascherine obbligatorie ovunque.

IRLANDA È stato il primo Paese europeo a dare un giro di vite già il 22 ottobre (e per sei settimane): passare al «livello 5 di allerta», cioè quello massimo nel sistema a cinque livelli che vige in Irlanda da settembre, è stata una mossa quasi obbligata, dato il tasso di contagi che ha superato di cento volte quello di giugno, e di fatto un nuovo lockdown. Chiusa fino a dicembre la maggioranza dei negozi «non essenziali», con tanto di corsie dei prodotti non alimentari sbarrate nei supermercati; vietati gli assembramenti; sanzioni fino a 2.500 euro e sei mesi di prigione per chi fa feste a casa. Smartworking obbligatorio dove possibile; restano comunque aperte scuole e asili. Sport permesso all’aperto solo nel raggio di 5 chilometri da casa. Previsti ammortizzatori finanziari per le attività colpite e interventi di promozione del benessere mentale.

NORVEGIA Nessun lockdown. Limiti al numero di ospiti possibili in un raduno (massimo 5). Mascherine obbligatorie a Oslo. Solo a Oslo, coprifuoco light per i ristoranti, che non possono accettare nuovi ospiti dopo le 22. Didattica a distanza incoraggiata per l’università e per l’istruzione per adulti

PAESI BASSI Vige già da due settimane quello che il premier Mark Rutte ha annunciato come un «lockdown parziale»: chiusura di tutti i bar, caffè e ristoranti, vendita degli alcolici vietata dopo le 20. Ma diversamente dalla primavera scuole aperte e trasporto locale inalterato. Mascherine obbligatorie per tutti sopra i 13 anni negli spazi chiusi, dove non si può stare in più di 30 persone.

POLONIA Dopo una prima ondata piuttosto mite, la Polonia è ora alle prese con un record nei contagi. Venerdì ha superato – record dall’inizio della pandemia – i 20 mila nuovi casi in 24 ore, e tra i positivi c’è anche il presidente Andrzej Duda. In vigore era da due settimane un sistema «a semaforo» fatto di zone rosse, gialle e verdi; da sabato scorso la «zona rossa» è stata estesa a tutto il Paese. Di fatto è stata disposta quasi ovunque la chiusura dei ristoranti e delle scuole dalla quarta all’ottava classe; già chiuse medie e superiori. Non ci si può vedere in gruppi oltre le cinque persone e gli anziani sopra i 70 anni sono invitati a restare a casa. Mascherine obbligatorie ovunque. Palestre e piscine sono forzosamente chiuse, e a Cracovia fa notizia un club sportivo, l’Atlantic Sport Fitness, che sta cercando di registrarsi come istituzione religiosa – con i personal trainer registrati come «consiglio degli anziani» per poter restare aperte. Per le chiese non vige infatti alcuna restrizione.

PORTOGALLO In Portogallo è stato reintrodotto un lockdown parziale in gran parte del Paese: partirà dal 4 novembre. La richiesta ai cittadini è di stare a casa e di uscire solo per andare a scuola, al lavoro o andare a fare spese essenziali. Le misure riguardano 121 municipalità, incluse quelle di Lisbona e di Porto — circa il 70 per cento della popolazione totale. Imposti anche l’obbligo di indossare la mascherina e e una limitazione della mobilità tra le Regioni.

REGNO UNITO  Da giovedì prossimo tutti i negozi “non essenziali”, così come i pub e i ristoranti, dovranno chiudere; risparmiate scuole e università, ma gli spostamenti interni saranno fortemente scoraggiati. Le misure resteranno in vigore fino al 2 dicembre, nella speranza poi di riuscire in qualche modo a «salvare» il Natale. Il Galles è già in lockdown da due settimane.

SPAGNA Coprifuoco nazionale dichiarato, insieme a uno «stato d’emergenza», il 25 ottobre: dalle 23 alle 6 non si può uscire. Nel resto della giornata si può uscire solo per andare al lavoro o comprare medicine o beni essenziali. I confini tra le regioni possono essere chiusi, e gli orari del coprifuoco variati, moderatamente, da regione a regione. Le misure dovevano durare 15 giorni; il primo ministro Pedro Sanchez ha annunciato che ha chiesto e ottenuto dal parlamento di estenderle per sei mesi.

REPUBBLICA CECA Vero e proprio «malato d’Europa», alle prese con una situazione fuori controllo (13 mila contagi al giorno, tre ministri della Sanità cambiati in sei settimane) è da due settimane in lockdown completo. Chiuse scuole, servizi e negozi (tranne quelli di beni essenziali). Divieto di uscire di casa se non per lavorare, fare le spese, visitare il medico o fare «visite improcrastinabili». Dopo una lunga resistenza, il presidente Andrej Babis ha imposto l’uso di mascherine negli spazi pubblici.

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